Biografia di:

SALVATORE FIUME

Artista

Pittore, scultore, architetto, scrittore e scenografo, nasce a Comiso, in Sicilia, il 23 ottobre 1915. Dopo i primi studi a Comiso, frequenta con ottimi risultati la Scuola d’Arte: a otto anni ama disegnare, a sedici anni vince una borsa di studio che lo porta ad Urbino al Regio Istituto d’Arte del Libro. Nel 1936, terminati gli studi, Salvatore Fiume si trasferisce a Milano per mettere a frutto le conoscenze delle tecniche di stampa acquisite ad Urbino e per dipingere. Nel 1938, si trasferisce ad Ivrea, assunto dalla Olivetti, come Art Director della rivista “Tecnica e Organizzazione” e due anni dopo si sposa. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Salvatore Fiume viene richiamato come Ufficiale di Fanteria.
In contatto con gli amici milanesi, Salvatore Quasimodo, Dino Buzzati e Raffaele Carrieri, oltre a disegnare e dipingere, scrive, si occupa di letteratura ed ottiene il primo successo con il romanzo autobiografico, scritto durante la vita militare, “Viva Gioconda!”, pubblicato a Milano nel 1943. Il lavoro alla Olivetti non gli lascia abbastanza tempo per dedicarsi alla pittura, che è la strada che Fiume sogna di percorrere e, nel 1946, si licenzia e si trasferisce a Canzo, vicino a Como, dove in una filanda dell’Ottocento, installa il suo studio d’artista che trasformerà, negli anni successivi, nella sua dimora abituale. Dopo una prima mostra tenuta nel 1946 sotto falso nome, finalmente Salvatore Fiume espone, nel 1949 alla Galleria Borromini, originalissime opere con la sua firma: le sue “Isole di Statue” e “Città di Statue” che suscitano molto interesse della critica. L’anno dopo, la Biennale di Venezia, lo invita ad esporre il trittico “Isola di Statue” (ora nei Musei Vaticani) e la rivista americana “Life” gli dedica la copertina. Alfred H. Barr Jr., durante la mostra alla Borromini, acquista un’opera del giovane pittore per il Museo d’Arte Moderna di New York e la collezione Jucker di Milano segue il suo esempio acquistando un altro suo dipinto. Fra il 1949 e il 1952, Salvatore Fiume completa un ciclo di dieci grandi dipinti sul tema: “Le avventure, le sventure e le glorie dell’antica Perugia” nei quali è evidente la lezione dei Pittori del Quattrocento, ora esposti a Perugia nella Sala Fiume di Palazzo Donini.

Nel 1950 il grande architetto Gio Ponti gli commissiona un enorme dipinto (48×3 m) destinato alle pareti del salone di prima classe del transatlantico Andrea Doria, che affonderà nel 1956: in esso Fiume rappresenta una immaginaria città rinascimentale ricca di opere d’arte italiane del Quattrocento e del Cinquecento. Nel 1953, Salvatore Fiume è ormai un artista quotatissimo, le riviste Life e Time gli commissionano, per le loro sale di riunione di New York, una serie di opere raffiguranti una storia immaginaria di Manhattan e della Baia di New York, che Fiume reinventa come Isole di Statue. Le partecipazioni a mostre collettive di Salvatore Fiume si succedono con regolare frequenza, in Italia e all’estero. Parallelamente esegue pitture murali, affreschi, mosaici e scenografie; appartengono a questo tempo di produzione le decorazioni eseguite negli anni dal 1950 al 1953 per i transatlantici “Giulio Cesare” e “Andrea Doria”. Negli anni Sessanta Salvatore Fiume continua a produrre nuovi lavori e ad esporre in molte città in una mostra itinerante composta da cento quadri.

Nel 1967 Salvatore Fiume lascia la sua impronta nell’arte mondiale con un grande mosaico che decora l’abside della Basilica dell’Annunciazione a Nazareth. Nel 1973, accompagnato dall’amico fotografo Walter Mori, Fiume soggiorna in Etiopia, nella Valle di Babile, dove dipinge con vernici marine un gruppo di rocce e, l’anno dopo, per la grande Antologica al Palazzo Reale di Milano, l’artista realizza un modello a grandezza naturale di una sezione delle rocce dipinte in Etiopia, occupando quasi interamente l’enorme Sala delle Cariatidi. Nella stessa occasione presenta per la prima volta la “Gioconda Africana”, ora custodita nei Musei Vaticani con altre 32 sue opere. Negli anni ’75 e ’76 nella cittadina calabrese di Fiumefreddo Bruzio, Fiume dipinge alcune pareti interne ed esterne dell’antico castello diroccato e nel 1977 affresca la cupola della Cappella di San Rocco. Salvatore Fiume negli anni ’80 e ’90 tiene grandi mostre a Roma, Montecarlo, Milano conquistando grande popolarità. Nel 1993 fa un viaggio in Polinesia sulle tracce di Gauguin e, in omaggio al grande maestro francese, dona un suo dipinto al Museo Gauguin di Tahiti. Le opere della maturità di Salvatore Fiume sono caratterizzate da colori forti, rappresentanti temi fantastici, atmosfere magiche e metafisiche, odalische e scene esotiche. Durante la sua vita Fiume si dedicò anche ad altre forme d’arte come il teatro, la letteratura e la poesia; pubblicò altri tre romanzi, numerosi racconti, nove commedie, una tragedia e due raccolte di poesie. Il suo ultimo libro “Pagine Libere”, del 1994, è una raccolta di osservazioni personalissime sulla vita e sull’arte. Fiume, che si occupa anche di sceneggiature, debutta ufficialmente come scultore nel 1994 con una mostra alla Galleria Artesanterasmo di Milano riproposta l’anno dopo al Centro Allende di La Spezia. Nel 1988, l’Università di Palermo gli conferisce la laurea ad honorem in Lettere Moderne come riconoscimento per la sua attività di narratore, poeta e drammaturgo. Le opere di Salvatore Fiume si trovano in alcuni dei più importanti musei del mondo quali i Musei Vaticani, il Museo Ermitage di S. Pietroburgo, il MoMA di New York, il Museo PuÅ¡kin di Mosca e la Galleria d’Arte Moderna di Milano, oltre ad impreziosire numerose collezioni private.

Il maestro Salvatore Fiume muore a Milano il 3 giugno, 1997 assistito dalla compagna Zeuditù che gli è stata vicino negli ultimi vent’anni della sua vita.

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